Un primo maggio davvero fantastico quello che ha vissuto la delegazione di ragazzi, minori e adolescenti, e donne tossicodipendenti, con i loro bambini, del centro di solidarietà ‘Il Ponte’ di Civitavecchia.
Quarantuno giovani e sette bambini, residenti nei percorsi riabilitativi del centro, accompagnati dal vescovo Luigi Marrucci, dal fondatore della comunità don Egidio Smacchia e dai responsabili educativi, hanno partecipato alla Messa celebrata da Papa Francesco nella residenza di Santa Marta in Vaticano.
La celebrazione, avvenuta nella piccola cappella del casa di accoglienza che il Pontefice ha scelto per risiedere, aveva un carattere ‘speciale’, essendo quello del Ponte l’unico gruppo presente perché invitato direttamente da Papa Francesco come risposta ad una lettera che gli aveva rivolto don Egidio Smacchia per invitarlo nella struttura civitavecchiese.
«Mi sento onorata e fortunata per questo incontro – ha dichiarato una delle mamme presenti – perché abbiamo potuto esprimere il nostro pensiero direttamente al Santo Padre. Spero tanto in altre occasioni come questa, per me e per i miei figli».
Emozionante la testimonianza di uno dei giovani ospiti: «mi colpisce la semplicità di questo Papa che non ci ha permesso di metterci in ginocchio davanti a lui e che mi ha chiesto ‘come stai?’».
L’incontro con il Santo Padre è stato per la comunità ‘Il Ponte’ un’esperienza davvero unica che si colloca all’interno di una serie di iniziative organizzate nella ricorrenza del 35° anno della sua fondazione. Oltre al convegno svoltosi lo scorso 20 aprile, all’aula consiliare del comune di Civitavecchia, ricordiamo anche la posa della reliquia di Madre Teresa di Calcutta nella cappellina della comunità in via Veneto.
Nell’ultima settimana di luglio inoltre si terrà la Settimana della Spiritualità, che coinvolgerà i residenti del percorso riabilitativo in un cammino di consapevolezza e rafforzamento dei valori evangelici in cui percorreranno, a piedi, i luoghi dello Spirito.
«Rimanete saldi nel cammino di rinascita, – ha detto il Papa Francesco ai presenti – con la ferma speranza e fede nel Signore. Qui sta il segreto del nostro cammino», perché «andare controcorrente fa bene al cuore» e «non ci sono difficoltà, tribolazioni, incomprensioni che ci devono far paura. Questo anche e soprattutto se ci sentiamo poveri, deboli, peccatori, perché Dio dona forza alla nostra debolezza, ricchezza alla nostra povertà, conversione e perdono al nostro peccato». (Francesca Colletta)
La testimonianza: «Pregate per me»
Sono le cinque del mattino, saliamo tutti sul pullman che ci porterà a Roma. L’atmosfera è elettrica, gioiosa. Attraversiamo la città silenziosa, ringraziando Dio di questo dono inaspettato. Arriviamo a Roma verso le 6.30 e percorriamo via della Conciliazione. Ad attenderci al cancello che porta alla sala Nervi, il nostro vescovo, monsignor Luigi Marrucci, con il segretario don Fabio.
I ragazzi, le mamme, persino i bambini nei loro passeggini, sono silenziosi, forse increduli, comunque molto emozionati. Entriamo nella cappella dove un sacerdote ci indica i posti e ci istruisce per le letture e le preghiere. Una sedia di velluto verde sembra essere lì per caso ma una piccola suora ci dice che quello è il posto dove il Santo Padre siederà in preghiera dopo la celebrazione.
Eccolo entrare, in silenzio prende posto e iniziamo. Voce bassa, un grande carisma. Traspare chiaramente la sua umanità, il suo essere ‘normale’. Nell’omelia ci parla della dignità dell’uomo, dell’importanza del lavoro e della creatività dell’uomo, del prodotto del suo impegno. Con parole semplici e dirette, ci parla del riappropriarsi della propria consapevolezza di uomini e di donne, della dignità della persona, ci invita a porre attenzione all’Uomo e non alle cose materiali, valori questi che noi ogni giorno cerchiamo di trasmettere ai nostri ragazzi.
Alla fine della messa la sorpresa più grande: Papa Francesco è proprio lì, nell’atrio, che ci saluta uno ad uno. Siamo tutti emozionati, alcuni hanno gli occhi lucidi. Gli offriamo la preghiera di tutti quelli che abbiamo lasciato a casa, le nostre famiglie, i ragazzi, i volontari, e lui ci dice ‘Pregate per me’. Abbiamo anche l’occasione di cantare per lui, brevemente, la canzone della nostra comunità. Lui ci ascolta sorridendo, ci saluta e fa con noi una fotografia a ricordo di questa giornata indimenticabile.
(Laura, Maura e i ragazzi della comunità)